All’Accademia di Agricoltura di Torino, gli appunti di pomologia di fine Ottocento di Garnier Valletti sorprendono per perfezione e varietà. Rappresentando anche un ottimo spunto di riflessione sul tema oggi più che mai centrale della biodiversità.
Quante varietà di mela siamo oggi in grado di riconoscere e classificare? Mentre l’Unione Europea lavora a strategie condivise per riportare la natura nelle nostre vite e stimolare il rapporto diretto produttore-consumatore, Copenhagen è esempio virtuoso di agricoltura urbana che accorcia e arricchisce la filiera alimentare. Il vincitore dell’ultimo bando per la fornitura ufficiale di mele per asili, scuole, case di riposo e altre istituzioni della capitale danese ha infatti offerto ben 38 tipologie di frutto: la notizia fa ben sperare.
Un tuffo nel passato che costituisce l’occasione per una profonda riflessione sul tema della biodiversità è il Museo della frutta di Torino: più di mille «frutti artificiali plastici» realizzati nella seconda metà dell’Ottocento da Francesco Garnier Valletti si uniscono al patrimonio storico scientifico della Stazione Sperimentale Agraria, fondata nel 1871, dove si testimonia la svolta che, tra Ottocento e Novecento, ha trasformato la produzione ortofrutticola da artigianale a industriale, introducendo nuovi metodi non solo di coltivazione, ma di conservazione, distribuzione e consumo.
Quel che colpisce di più del museo, oltre alle centinaia di varietà di pere, mele, pesche… è la cultura della perfezione con la quale questi frutti sono stati realizzati, con una tecnica brevettata.
Dopo un inizio carriera come confettiere, Garnier Valletti inizia a modellare in cera e resina fiori e frutti ornamentali, attirandosi la stima della Corte Imperiale di Vienna e poi quella della corte dello Zar Nicola I Romanov. Presentati a mostre e concorsi, i suoi frutti conquistano medaglie e premi alle esposizioni internazionali. Oltre che per adornare le tavole eleganti, sono poi acquistati da collezionisti ed amatori che ne apprezzano l’estetica, dai vivaisti alle scuole di frutticoltura.
Oggi continuano a stupire. E tornano ad essere spunti e appunti preziosi per gli studiosi del patrimonio genetico della frutticoltura.
Fonti: fao.org; ec.europa.eu; National Geographic Italia; museodellafrutta.it