La Corte dei Conti Europea sottolinea come non si stia facendo abbastanza per combattere e invertire l’inesorabile processo di degradazione del suolo legato allo sfruttamento dei terreni e al cambiamento climatico. Riforestazione e agricoltura rigenerativa potrebbero dare un contributo decisivo. Mentre l’agricoltura intensiva stressa infatti i terreni attraverso procedimenti chimici e meccanici insostenibili, che a lungo andare rendono il suolo completamente sterile, l’approccio rigenerativo contribuisce alla ricostituzione dei cicli naturali migliorando la produttività e la qualità della vita di agricoltori e animali, con una ricaduta di benessere sulle comunità.
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Ne è testimone e testimonial Daniele Cesano, ingegnere piemontese radicato in Brasile. Qui ha messo a punto il suo Modulo Agroclimatico Intelligente e Sostenibile, un approccio sintropico capace di dare resilienza e restituire fertilità ai terreni coltivati e/o impiegati per l’allevamento.
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«Negli ultimi cento anni l’agricoltura ha sempre estratto più di quanto abbia restituito e con deforestazione e monoculture, ha minato alla base i cicli naturali – spiega Cesano. Oggi i processi sintropici ci aiutano a riportare questi cicli a un livello di energia ottimale in modo da garantire la rigenerazione del suolo e il suo ritorno alla produttività». Il tutto, secondo le leggi stabilite da madre natura.
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Come? Il principio di base sta nella collaboratività tra specie.
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Non più monoculture e fertilizzanti ma strati di piante differenti con differenti funzioni. Si parte da erbe e arbusti che hanno bisogno di poco per vivere e crescere; e dalle leguminose, “pioniere” che ospitano tra le loro radici alcuni batteri in grado di fissare l’azoto e di trasformarlo in sostanze assimilabili da altre organismi vegetali. Le piante si succedono nel tempo e nello spazio, finché la cooperazione, e di solito passa qualche anno, dà risultati apprezzabili, non solo in fatto di produzione di cibo ma anche in termini di rinnovata biodiversità. Il bello di questo modello è che si può esportare ovunque, anche in Europa.
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Nelle immagini di Daniele Cesano, i terreni coltivati della fazenda brasiliana Mata do Lobo, vicino alla città di Rio Verde, nello stato di Goiàs, nel bioma Cerrado. L’attività dell’azienda agricola è da sempre la produzione di cereali in monocoltura per le multinazionali, ma vista la decrescita di produttività e profitti, Maria Vitoria Vasconcelos e il marito hanno trovato nell’agricoltura sintropica una valida alternativa, traendone indipendenza economica e intellettuale. Oggi le colture principali sono caffè, banane e cedro rosso australiano; ma ci sono anche molti altri alberi, per esempio Eucalyptus, Mango, Jambolão, oltre a diverse specie autoctone.
Fonti: news.un.org; wisesociety.it, italianeconlavaligia.com, op.europa.eu, corriere.it