Essere responsabili. Non sprecare. Riutilizzare. Trovare il modo per dare nuova vita a migliaia di scampoli, ritagli di tessuto, corde, cimose, avanzi di lavorazione. Un patrimonio multicolore di filati e materiali ancora performanti – ancora vivi – normalmente destinato alla discarica.
Cosa farne? Paola Lenti ha cominciato a porsi questo interrogativo qualche anno fa, parallelamente a una riflessione sul significato profondo di un termine ormai abusato: sostenibilità. Com’è possibile essere sostenibili, questa la domanda che sorgeva, quando ogni anno si producono oltre 10 tonnellate di avanzi il cui smaltimento richiede energia, personale, macchinari? E perché definirli scarti o trattarli come tali, quando potrebbero trasformarsi in qualcosa di inaspettato?
Seguendo il filo di questo pensiero Paola Lenti ha cominciato, metaforicamente, a riempire cassetti: nella pratica, decine di scatoloni di materiali diversi, minuziosamente catalogati per colore, tipologia di tessuto, misura. Un archivio della memoria, intanto; un pezzo di storia dell’azienda.
Affinché quel pensiero prendesse forma, però, serviva un segno nuovo, in grado di rivelare la materia cambiandone – in qualche modo stravolgendone – l’aspetto originario. I fratelli brasiliani Fernando e Humberto Campana, celebri in tutto il mondo per i loro iconici prodotti realizzati con materiali di scarto, potevano essere i partner ideali. Diversi nella cifra stilistica – anticonformisti, fuori dagli schemi –, ma al tempo stesso vicini a Paola Lenti per la filosofia di fondo che ha contraddistinto il loro percorso come designer: l’urgenza di individuare un modo di produrre che coniugasse etica ed estetica, l’importanza di creare a partire da materiali già esistenti. E poi la comune sensibilità per il colore, più istintiva nel caso dei Campana, frutto di una lunga ricerca cromatica per Paola Lenti. Infine – non meno determinante – una visione condivisa della responsabilità sociale: la consapevolezza che non può esserci etica senza inclusione; e che perciò è necessario cercare talenti anche nelle situazioni di svantaggio; valorizzarli, farli fiorire. In modo che nemmeno il talento vada sprecato.
Per illustrare ai fratelli Campana le potenzialità del progetto, Paola Lenti ha inviato in Brasile scatoloni di avanzi. Risposta: “Questo è un tesoro”. Una serie di riunioni a distanza hanno sancito il sodalizio. Humberto Campana ha disegnato forme e volumi dei primi prototipi; Paola Lenti ha condiviso le competenze sui materiali e il suo innato senso del colore, marchio di fabbrica dell’azienda. Una squadra di artigiani di Meda si è messa al lavoro per fare combaciare i due pensieri.
Prova dopo prova, la materia si è rigenerata e ha acquisito una forma nuova. Rope, il primo filato tecnico per esterni di Paola Lenti, ha rivelato la versatilità del materiale di cui è composto, il polipropilene. Aprendosi naturalmente, ha dato vita a “fiori” soffici come piumini in infinite tonalità, a distese di “alghe” che al tatto paiono seta con cui sono state rivestite sedute che invitano al riposo e al gioco. Con altri scarti di tessuto si è progettato un tappeto effetto-patchwork; con altri ancora i tubolari morbidi, simili a tentacoli, che servono da schienali. A prodotti finiti, Humberto Campana ha commentato:
Metamorfosi, questo il nome della nuova collezione firmata dai fratelli Campana, si ispira al mondo naturale e ai suoi mutamenti. Morpho, Centopeia, Alicia, sono organismi che abitano la nostra terra e i nostri mari. Ma chi osserva è libero di interpretare figure e forme. Il confine con l’opera d’arte è sottilissimo: sono pezzi unici che suscitano meraviglia.
Per realizzare i nuovi prototipi sono state coinvolte Victoria e Saly Samba del laboratorio di sartoria sociale CouLture Migrante di Como, che a sua volta utilizza tessuti di fine serie per i propri prodotti e offre opportunità di inserimento lavorativo a donne e uomini migranti a rischio di esclusione sociale. È il segno che include: le persone, il sentire di Paola Lenti e dei Campana. E chiude il cerchio.